Perché degli impianti non si ragiona in pubblico?
Abbiamo parlato nuovamente con Eco di Bergamo della situazione impianti — articolo allegato sotto. Riportiamo qui ulteriori nostre considerazioni.
A chiunque interessato ad investire negli impianti, Devil Peak ha offerto piena collaborazione, chiarendo qualsiasi dubbio e offrendo soluzioni immediate.
Ci teniamo a ribadirlo, perché a volte succede che i documenti scritti e firmati contino meno delle chiacchiere anonime.
Senza che nessuno ce lo chiedesse, ogni qual volta abbiamo letto o sentito di un interesse di un investitore, a prescindere dal nome, abbiamo scritto noi per primi per fornire certezze, dare suggerimenti e offrire un supporto concreto. Abbiamo scritto al Comune di Carona e di Foppolo, alla Comunità Montana, ai rappresentanti in Regione, a Dentella — e nessuno peraltro ci ha interpellato ulteriormente.
Sugli impianti, i problemi che non esistono sono:
A) Disponibilità in concessione del demanio sciabile;
B) Comprensorio unico anche con proprietà diverse;
C) Regolarizzazione dei beni del Fallimento (Valgussera et simili).
NON esistono perché non sono mai esistiti (A e B) o perché esiste una soluzione semplice e vantaggiosa (C).
Invece, secondo noi, anche acquistati gli impianti del Fallimento, i problemi veri sono:
(1) nel breve: chi mette da parte i soldi per le revisioni?
(2) nel medio: quale progetto pluriennale per la stazione?
Il (1) è per noi un problema di breve termine, perché nei prossimi anni arrivano spese ingenti di revisioni solo per mantenere lo status quo e se non c'è una soluzione oggi è inutile avviare progetti, perché ci si impianta subito. Molti dicono: "intanto pensiamo ad aprire a dicembre, poi si vedrà". Per un operatore locale il breve termine è domattina, i problemi del 2022 sono remoti.
Ma guardiamo ai fatti. Gli impianti si gestiscono con un budget pluriennale. Negli anni buoni si devono mettere a riserva le risorse per le spese pluriennali di manutenzione e miglioramento. Avevamo scongiurato i Comuni di fare nel 2019-20 una gestione no-profit, in modo che se le cose fossero andate bene si poteva creare una riserva finanziaria da spendere per manutenzioni. La stagione è stata fortunatissima e il tesoretto (parliamo di 600-700mila euro) è finito ... in un conto corrente privato. Senza obbligo di reinvestire, senza garanzie sul futuro. Secondo noi si è persa un'occasione d'oro.
Chiamiamola "sfortuna". Vista l'esperienza, vogliamo evitare l'errore in futuro?
Noi diciamo che serve un gestore no-profit, o altre soluzioni equivalenti. Esempio: un meccanismo che vincola il gestore a lavorare per il lungo periodo, guadagnando eventualmente solo alla fine di un percorso di investimenti. Altro esempio: che le infrastrutture rimangano in mani sicure, a soggetti che hanno interessi di lungo termine e non rischino di fallire o non provvedere a manutenzioni. Per noi, come proprietari di infrastrutture, questa prudenza è necessaria, non possiamo permetterci nuove “avventure”.
Ancora più importante — per noi — è il punto (2), di cui nessuno parla.
Qual'è il progetto per questo comprensorio?
Se si ragiona ad una collaborazione sugli impianti, se si affidano ad un gestore, secondo noi si dovrebbe perlomeno chiedere:
Qual è la tua visione della stazione tra 5-10 anni? A che mercato si punta? In che modo la rendi competitiva rispetto alle altre stazioni nelle Alpi? C'è una stazione rigenerata negli ultimi 5 anni che prendi a modello di riferimento?
Hai uno studio, un piano industriale, una fattibilità? Chi lo ha fatto? Quali sono le idee nuove di offerta/prodotto, di modello operativo, di marketing?
Come viene finanziato il progetto, cosa è garantito e cosa è una scommessa?
Come si sposa con il sistema di viabilità, accessi e parcheggi?
Per gli impianti, si parla sempre di interesse pubblico. Ma appunto, se c'è un interesse pubblico, non sarebbe il caso di parlare in pubblico dei progetti e delle possibili alternative? Non sarebbe il caso di stimolare una collaborazione per raccogliere più risorse possibile? Non sarebbe il caso di lavorare ad un'idea condivisa?
Oppure, che gli Enti dicano: "non sta a noi programmare il futuro della stazione sciistica, si arrangino i privati". Sarebbe una scelta comprensibile. E' stata questa la conclusione dell'ultima riunione in Comunità Montana? Allora annunciamola questa scelta, così che i privati abbiano, nel bene e nel male, uno schema certo in cui operare. Ma i Comuni poi sapranno starsene a guardare e rinunciare a condizionare la giostra?
Impianti, impianti, impianti.
Sapete qual è, dal nostro punto di vista, la cosa più dissonante?
Il fatto che gli impianti in fondo dovrebbero essere solo un accessorio nel progetto di rilancio turistico. Bisognerebbe dedicare la maggior parte del tempo a ragionare su tutto il resto. Partendo da una consapevolezza semplice semplice: i giorni di apertura impianti sono 120 su 365, gli sciatori sono meno del 20% della popolazione. Qual è il progetto per il rimanente 80% della popolazione e per il rimanente 65% del tempo?
P.S. Ovviamente, sui tutti i temi sollevati, Devil Peak ha già presentato progetti e proposte alle Amministrazioni.